Il rene policistico autosomico dominante è una sindrome genetica ereditaria che consiste nella formazione di numerosissime cisti che sostituiscono il tessuto renale sano e funzionante. Col tempo la porzione di rene funzionante si riduce progressivamente e così si sviluppa una insufficienza renale cronica progressiva che può portare alla necessità di essere sottoposti alla dialisi o al trapianto di rene. Le cisti possono andare periodicamente in contro alle seguenti complicanze:
- infezione
- rottura e sanguinamento della cisti
- formazione di calcoli
- dolore al fianco
Le cisti oltre che formarsi nei reni possono svilupparsi anche nel fegato e nel pancreas. Oltre alle cisti, la malattia si sviluppa con altre manifestazioni, per es ipertensione arteriosa, diverticoli intestinali, vizi alle valvole cardiache come il prolasso mitralico e la formazione di microaneurismi nelle arterie cerebrali. Il difetto genetico responsabile della malattia è stato individuato ( si tratta di una mutazione nel gene PKD1 o PKD2 rispettivamente nei cromosomi 16 e 4) che viene trasmessa da un genitore affetto dalla stessa malattia (trasmissione autosomico dominante). La probabilità di trasmissione da genitore a figli è del 50%.
La terapia di questa condizione prevede l’adozione di misure aspecifiche per rallentare la progressione dell’insufficienza renale come avere un controllo della pressione arteriosa ottimale (130/80), la dieta ipoproteica, il controllo del colesterolo e dell’acidosi. Inoltre alcuni studi hanno dimostrato che alcune misure dietetiche come bere molta acqua, evitare il sale, il caffè e il thè possono rallentare l’ingrandimento delle cisti. In passato sono stati provati alcuni farmaci come la somatostatina e i così detti inibitori dell’mTOR (sirolimus ed everolimus), ma i risultati sono risultati contraddittori.
Più recentemente è stato approvato in molti paesi del mondo tra cui anche l’Italia l’uso del tolvaptan, un antagonista del recettore v2 della vasopressina. Alcuni studi eseguiti da Torres presso la Mayo Clinic hanno dimostrato che questo farmaco è capace di rallentare la velocità con cui le cisti si ingrandiscono e la velocità di peggioramento della funzionalità renale nei pazienti che sono stati trattati nelle fasi precoci della malattia cioè quando ancora la funzionalità renale era buona. Gli effetti collaterali riportati più frequentemente sono relativi al meccanismo di azione del farmaco, e sono la poliuria, la sete e la polidipsia, cioè il fatto di dover urinare molti litri al giorno e conseguentemente di dover bere altrettanta acqua .
E’ stato anche riportato un aumento delle transaminasi epatiche in una percentuale variabile dei pazienti che in genere regredisce dopo la sospensione del farmaco.
Anche se nuovi studi dello stesso Torres hanno evidenziato che il farmaco funziona anche nelle fasi più tardive della malattia, attualmente è prescrivibile in Italia mediante un piano terapeutico che può essere redatto solo da un nefrologo purché il paziente abbia le seguenti caratteristiche:
- età tra i 18 e i 50 anni
- diagnosi certa di malattia renale policistica (mediante genetica o criteri radiografici e familiarità)
- funzionalità renale (eGFR compreso tra 45 e 89ml/min)
- dimensioni dei reni (diametro > 16.7 cm all’ecografia o TC/RMN)
- rapida progressione della malattia ( diminuzione dell’eGFR >5 ml/min all’anno)
Il tolvaptan è un farmaco promettente per rallentare la progressione della malattia policistica anche se alcuni pazienti possono trovare difficoltà a seguire la terapia prescritta per via degli effetti collaterali e in particolare della poliuria e della polidipsia.
per ulteriori informazioni consulta il sito dell’Associazione Italiana rene Policistico
note: il dottor Carta effettua visite specialistiche nefrologiche presso l’ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Clicca su questo link per prenotare una visita nefrologica.